Questa storia della sacralità della vita ha ampiamente rotto il cazzo.
Non discuto la sua difesa, non discuto nemmeno il concetto generale, discuto il suo utilizzo come chiave universale per qualsiasi discussione spaventi le candide e fragili coscienze di chi riempie di gattini, catene di preghiere e buongiornissimi i social.
Si potrebbe discutere in eterno di cosa si intenda per “vita”. Ma vorrei sorvolare sulle pippe di chi dice “… e allora gli animali?” e di chi ribatte “… e allora le piante?”
Passiamo dritti che è meglio.
Diamo per assodato che da egoisti e arroganti predatori cui siamo, per vita intendiamo quella della razza umana in generale, meno tutti quelli che ci stanno sul cazzo per chi soffre della malattia “io non sono razzista ma…” e delle varianti “io non sono giustizialista, omofobo, intollerante, integralista… ma…”
Sei un Pro-vita? Benissimo.
Ritieni che la vita sia sacra?
Non prendere la vita di nessuno.
Ritieni che non dovresti suicidarti per nessun motivo al mondo?
Non farlo…. e complimenti se ce la fai quando sei affetto da un male doloroso e incurabile.
Qualcuno cerca di ucciderti o di uccidere qualcuno a te caro e l’unico modo è ucciderlo a tua volta? Assisti impassibile all’esecuzione.
Non è il meglio che c’è ma comunque non sarai tu a macchiarti di questo peccato mortale.
Ma non rompere le palle agli altri perchè nessuno, se tu fossi affetto da un male incurabile e un dolore insostenibile verrebbe là a ucciderti anche se tu non volessi.
Così come nessuno viene ad ucciderti, nemmeno se tutta la società pensa che la tua vita non ha più senso e che sei uno spreco d’aria.
Togliersi la vita è una faccenda seria e personale.
A mio parere va rispettata anche quando, come presa di coscienza lucida e razionale, viene attuata da chi semplicemente ritiene di aver assolto completamente il suo compito su questo mondo.
Togliersi la vita è un diritto così fondamentale che, beh,
sarei disposto ad uccidere per difenderlo.
— Addio nemico mai conosciuto.
Ti ho odiato, ho avuto timore di te, ti ho anche invidiato alle volte.
La tua scomparsa mi ha dato angoscia e vergogna per l’intima, fasulla
ed effimera soddisfazione del pensare di aver ragione.
Ora capisco.
E’ un peccato che sia finita così ma poiché l’hai deciso tu
è giusto che sia finita così.